è capitato a tutti
almeno una volta nella vita di provare un travolgente senso di autenticità, di
libertà e di forza, magari solo per un momento; A. Maslow, esponente della
psicologia umanistica ha chiamato questi improvvisi stati di libertà e sollievo
“peak experiences”, massima
esperienza, esperienza picco. Quello che forse non sapevate è che dei concetti
simili erano presenti nella filosofia cinese secoli fa e sono espressi nel “I Ching”, il libro dei mutamenti.
Peak experiences e Plateau experiences
Maslow cercando di
descrivere e studiare gli stati “trascendenti”, di estasi, coniò il termine
Peak experiences, ossia esperienza
culmine, esperienza massima; sono momenti in cui si manifesta un forte senso di piacere e di sollievo, in cui
ci si sente forti e motivati, in cui è possibile provare la sensazione di
essere un tutt’uno con il mondo. Descrisse l’esempio di una giovane madre che
mentre osservava il marito ed i figli fare colazione si sentiva allegra e
rilassata; mentre entrò un raggio di sole attraverso la finestra la sua visione
la portò a rendersi conto di quanto fosse fortunata; lo era sempre stata ma
solo ora si rendeva conto di ciò che davvero significasse, in qualche modo il
raggio di sole aveva portato alla sua consapevolezza qualcosa che sapeva già
dentro di sé.
Maslow si accorse
anche che era possibile rievocare questo stato di massima esperienza avuta e
poi dimenticata; il senso di libertà che si prova in questi stati di picco non
era legato solo a quel momento; come per la fortuna della giovane madre, anche
la libertà è sempre presente, basterebbe riuscire a vederla. Il rievocare le esperienze di picco porta a
sperimentare di nuovo la stessa sensazione, è come impararla, è come vedere
quelle immagini composte da molti particolari all’interno delle quali si
nasconde un disegno, uno volta che è stato visto diventa visibile in qualunque
momento.
Qui si inserisce il
concetto di Plateau experiences,
letteralmente esperienze “altopiano”; con questo termine si intende una sorta
di stato ottimistico di sottofondo,
sensazioni di pace interiore in cui si sente di avere il proprio posto nel
mondo, e di meritarlo. Questo tipo di sensazione è diverso dalle peak
experiences; mentre queste sono improvvise ed hanno la caratteristica di
possessione travolgente, di annullamento del tempo e dello spazio, le Plateau
sono più durature e maggiormente sfumate. Si potrebbe dire che sono lo sfondo
attraverso cui poter favorire il ripetersi delle prime.
In qualche modo è
come entrare nell’ottica che siamo anche noi a poter trasformare il mondo che
ci circonda e non viceversa, anche perché con il mondo ci sentiamo in uno stato
di coesione e partecipazione.
Questo tipo di esperienze sono fondamentali per
riuscire a sentirsi pienamente realizzati e soddisfatti, in armonia con il
creato, propositivi e creativi.
Dalla psicologia umanistica alla filosofia orientale
Gli stessi concetti
di stati di estasi e stati di durata e stabilità li troviamo descritti nel “I Ching”, il libro dei mutamenti, un testo oracolare cinese antichissimo che
è anche un concentrato di filosofia.
Le origini di
questo libro sono considerate lontanissime nel tempo agli albori della storia
cinese, nasce come libro oracolare, attraverso il quale, lanciando delle monete
e vedendone il risultato numerico, si otteneva una risposta, all’inizio
semplicemente si o no, nel tempo sono nate delle “sentenze” scritte nel libro
che lo hanno reso più complesso; esso è formato da 64 combinazioni di simboli,
i quali sono degli insiemi di sei linee che possono essere continue o spezzate
e che, a seconda dei due casi hanno valore numerico diverso che si ottiene
appunto lanciando delle monete. Per ogni simbolo esiste una descrizione o
sentenza che dà la risposta alle domande.
Il libro dei mutamenti
è però anche la base delle due religioni
cinesi, il confucianesimo ed il taoismo, che sono state influenzate dai
suoi contenuti filosofici e che a loro volta hanno influenzato l’I Ching. Il
termine mutamenti è ciò che lo caratterizza sotto l’aspetto filosofico, tutta l’opera si basa infatti su un principio
di base, quello che noi chiameremmo trasformazione della materia, il mutamento
di stato delle cose appunto, che potremmo immaginare come un fiume che scorre
in continuazione senza mai fermarsi, che cambia forma o colore a seconda delle
situazioni pur restando fedele alla sua essenza liquida e fluida.
Comunque tutto il
libro dei mutamenti si basa su due
simboli principali: Ch’ien, il
cielo, il creativo e K’un, la terra,
il ricettivo.
Il creativo è un
simbolo composto da sei linee intere sovrapposte e sinteticamente corrisponde
alla forza luminosa, spirituale ed attiva, il suo fondamento è il movimento
temporale e la perseveranza, va a rappresentare l’impulso creativo dell’uomo ed
il senso di totalità.
Il ricettivo è
composto da sei linee spezzata sovrapposte e corrisponde alla forza in ombra,
ancora oscura; la sua qualità è la dedizione e l’estensione dello spazio,
nell’uomo rappresenta la solidità e la capacità di accogliere e contenere.
Questi due segni
sono in rapporto stretto, il creativo può realizzare solo nel momento in cui
collabora con il recettivo; in altri termini quest’ultimo fornisce la base
operativa del primo.
Non sembra strano
rivedere in questi due simboli le caratteristiche delle esperienze descritte da
Maslow; nel simbolo del creativo è
possibile individuare le “idee” allo stato puro, il senso di armonia con il
mondo, la forza e l’intensità
caratteristiche delle esperienze di picco; nel recettivo può essere vista la stabilità e la dedizione, il profondo
stato di quiete caratteristiche delle esperienze plateau.
Secondo il libro
dei mutamenti questi due simboli rappresentano il padre e la madre, e dalla
loro unione nascono tutti gli altri 62 segni dell’I Ching, ossia la
rappresentazione di tutto ciò che nasce tra cielo e terra; è possibile
stabilire quindi delle somiglianze, si potrebbe dire che il creativo senza il
recettivo non porterebbe nulla a compimento, esattamente come le esperienze di
plateau sono la base attraverso la quale rievocare esperienze di picco.
Ri-evocazioni
A questo punto ci
si potrebbe chiedere come sia possibile vivere nuove esperienze “picco”.
Uno stato di plateau experience provoca l’aumento delle
possibilità di avere delle peak experience quindi il primo è uno stato d’animo
non prescindibile per le seconde.
Uno stato di
ottimismo e disponibilità verso la vita è sicuramente qualcosa che si basa
sulle esperienze di vita, sulla certezza di poggiare su solide basi, ed in
questo caso l’ambiente in cui si è vissuti sembra fondamentale. Un ambiente familiare
affettivamente ricco, accettante e stimolante che offre possibilità di
modellamento e di fare esperienze creative è importante per strutturare da
adulti una personalità armonica e dinamica, flessibile; la flessibilità è una
capacità che aiuta moltissimo nella vita, aumenta la capacità di gestione dello
stress e del conflitto interiore; rappresenta la base per una personalità
sicura di sé ma al contempo capace di immergersi nel mondo ed uscirne
arricchita più che delusa.
Però a questo punto
la possibilità di vivere esperienze “plateau” (e di conseguenza di picco ) sembrerebbe
essere un lusso per pochi, visto che è piuttosto raro trovare delle vere
personalità “sicure”; bisogna però pensare che la sicurezza può essere acquisita
nel tempo, non per forza dall’inizio, chiunque
potrebbe avere la fortuna ( o la capacità) di crearsi un ambiente adeguato allo
sviluppo della propria sicurezza interiore, indipendentemente dal passato;
è un po’ come per la rievocazione delle esperienze picco, da un ricordo è
possibile ristrutturare un proprio modo di essere diverso dal passato, certo ci
vuole tempo ma è possibile.
In questo circuito
quindi non è importante da dove si parte,
si può iniziare da una esperienza improvvisa e folgorante quanto da uno stato
di tranquillità di sottofondo, entrambi possono condurre allo stesso obiettivo;
la cosa veramente importante è l’esperienza di vita.
In realtà questi due tipi di esperienze, picco e
plateau, si rinforzano a vicenda;
più si vivono le prime più, nel tempo, si stabilizza la seconda e più questa è
stabile maggiore è la possibilità di avere di nuovo le prime e così via, in un
circolo dinamico che si rinforza da sé.
Spostandoci di
nuovo sui simboli dell’I Ching ci
viene detto dal libro dei mutamenti che quando
i due simboli principali non sono in armonia tra loro e si allontanano non si
produce la vita; essi lavorano insieme; il recettivo rimane sterile senza
l’intervento del creativo (l’esperienza di plateau non si stabilizza se non
avvengono più di una esperienza picco nel tempo ) mentre il creativo non può
realizzare se non ha la base del recettivo (se le peak experience non hanno una
base plateau non riescono ad essere prodotte).
Co-incidenze
Nella realtà la
possibilità di entrare in questo circuito auto rinforzante non è così semplice,
richiede la disponibilità ad entrare in un’ottica diversa dal solito, lontana
dalla visione stretta e controllante che abbiamo della vita.
Siamo abituati a
vivere la consequenzialità, a vedere la causa degli eventi ma non il loro
valore intrinseco, Jung direbbe che
viviamo immersi nel pensiero causale,
in cui ad ogni azione corrisponde una reazione conseguente ed adeguata, ma non
riusciamo a lasciarci sorprendere dalla casualità,
dal fatto che le cose avvengano anche per caso e che non possiamo controllarle
(come per caso ed in modo incontrollato si manifestano le peak experience).
Per esempio gli
antichi cinesi più che interessarsi alle cause
si interessavano al caso; per fare
un esempio; noi diciamo che è successo il fatto “C” perché prima era accaduto “B”
a sua volta provocato dal fatto “A”, spieghiamo
gli eventi mettendoli uno di seguito all’altro, in nessi di causa effetto; gli antichi cinesi si sarebbero invece
chiesti come mai sia successo che A B e C siano accaduti insieme,
interpretando il collegamento tra i fatti come un evento casuale, fortuito
portatore di un suo specifico
significato.
Le esperienze picco sono appunto eventi fortuiti,
casuali, che hanno un grande valore ma che
bisogna essere capaci di vedere; noi invece non siamo abituati a chiederci,
per esempio, come mai la tale farfalla è entrata nella stanza proprio in quel
preciso istante, e soprattutto non siamo abituati ad interrogarci sul suo
possibile significato, questo perché non ci interessa il caso, ci occupiamo
solo di quello a cui stiamo pensando in quel preciso istante ma non ci
accorgiamo di ciò che ci sta accadendo intorno. Per tornare all’esempio dell’inizio,
la giovane madre si accorgere di essere fortunata dopo aver visto un raggio di
sole, ha dato attenzione a questo evento puramente casuale e questo ha dato i
suoi frutti; se fosse stata solo a preoccuparsi dell’orario e della
preparazione, per esempio, della cartella dei figli (la cui mancata
preparazione la sera prima ha causato
il ritardo alla mattina e sicuramente causerà
il ritardo a scuola e quindi una corsa in macchina per arrivare in tempo e
così via di causa in effetto ) il raggio di sole non lo avrebbe visto e si
sarebbe persa l’opportunità di vivere una esperienza soddisfacente che ha dato
all’improvviso un senso nuovo alla sua vita, il senso di una vita fortunata.
Questo oggi ce lo
spiega anche la fisica; sappiamo ormai che la presenza e le aspettative dello
sperimentatore rappresentano una variabile incontrollabile che può incidere sul
risultato di un esperimento.
Per noi occidentali
è banale, dice Jung, pensare che la cosa che sta avvenendo in un certo momento
ha le caratteristiche peculiari di quello specifico momento, tanto banale da
non farci caso, per la mentalità cinese non sarebbe così perché il singolo momento ( e non solo la catena
di cause) può lasciare segni molto stabili e duraturi nel tempo; sentirsi
fortunati in un certo istante può cambiare il modo di vedere la vita ed
innescare una serie di eventi fortunati ( è importante sentirsi fortunati per
esserlo davvero); e la coincidenza degli
eventi non è puramente casuale ma assume un profondo significato.
In definitiva
diventa necessario riuscire a slegarsi
almeno per un attimo dalla catena di controllo con cui teniamo stretta la vita,
lasciando spazio agli eventi che sembrano inutili o banali ma che guardati dal
lato giusto possono nascondere la possibilità di trovare un senso nuovo alla
nostra esistenza.
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