È normale provare fastidio o insofferenza quando qualcuno ci sminuisce o
viola regole che riteniamo importanti, possiamo anche arrabbiarci di fronte
alla palese ingiustizia o all'incomprensione, ma quando la nostra rabbia
raggiunge un elevato livello d'intensità, essa va tenuta sotto controllo prima
che arrechi danni a noi stessi o agli altri.
Non serve arrabbiarsi in modo
eccessivo. È vero che si è accertato che in molti casi la
rabbia trattenuta e rimossa può essere "somatizzata"; ma non sempre è
utile darle libero sfogo, se non in alcune specifiche circostanze, come ad
esempio potrebbe essere la condizione di chi si trova costretto a subire umiliazioni
che offendono la propria dignità. In tali circostanze è necessario e legittimo
reagire con una rabbia intenzionale,
ferma e risoluta, ma in altri casi è meglio risolvere il problema della
rabbia all'origine, ossia intervenendo sulle cause che la determinano e non sul
controllo dei suoi rabbiosi effetti.
Più sfoghiamo la rabbia più
diventa difficile elaborala. Elaborare la rabbia non
significa nasconderla, mostrarci tranquilli
quando invece vorremmo urlare o colpire, ma significa riflettere sul nostro
modo di valutare il comportamento dell'altro che per noi è fonte di
frustrazione e sul modo di reagirvi.
Va tenuto presente, infatti, che, al di fuori di evidenti casi di
sopraffazione fisica e verbale, nella
maggior parte delle situazioni la reazione emotiva di rabbia non dipende dal
fatto che il comportamento altrui sia realmente pericoloso, ma dal nostro modo di
valutarlo. Supponiamo che un partner arrivi in ritardo ad un appuntamento.
Se noi che magari siamo sempre corretti e puntuali, riteniamo che l'altro abbia
fatto un grave errore, ci arrabbieremo, ma se "valutiamo" il suo
ritardo in modo diverso, ossia, non pensando che sia "cattivo", ma semplicemente
che "l'altro è diverso da noi", (e che il fatto che noi siamo
puntuali non obbliga il nostro partner ad essere puntuale come noi vorremmo),
allora la nostra iniziale rabbia si trasformerà in semplice irritazione .
Primo compito, quindi, è diventare consapevoli della necessità di lasciare gli altri liberi di essere se stessi, perchè gli altri possono non corrispondere alle nostre
aspettative, possono trasgredire le
nostre indicazioni, ma che non per questo sono persone negative.
Non possiamo sottrarci definitivamente all'ingiustizia e alle
incomprensioni; possiamo soltanto imparare a reagire in modo appropriato, evitando quell'intransigenza che è
spesso conseguente ad altri sentimenti "sommersi", come la colpa, la
vergogna e la depressione.
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