La clinica psicosomatica riguarda le malattie fisiche, nella cui determinazione o evoluzione intervengono fattori psichici o conflittuali.

Tutte le sindromi psicofisiche che compaiono nei primi 18 mesi, o poco più, si riferiscono palesemente a un alterato funzionamento mentale relativo a esperienze di separatezza e distacco, posizione che rimanda alle tematiche riguardanti i processi di attaccamento bambino-genitore. I disturbi possono riguardare la sfera digestiva (coliche, vomito, ruminazione) le vie respiratorie (asma,laringospasmo) e la pelle (eczema, alopecia).

 

Gli attuali orientamenti della ricerca hanno sottolineato come la relazione madre-bambino  costituisca un complesso sistema interattivo in cui la figura materna funge da regolatore sia del funzionamento fisiologico sia affettivo del bambino, favorendo una differenziazione delle sue esperienze e lo sviluppo di un senso di Sé.

Se questi processi di sintonizzazione affettiva risultano difettosi, possono manifestarsi disturbi psicosomatici di varia entità, che testimoniano il livello precoce di frustrazione nell’area del riconoscimento dei bisogni e degli affetti e il dolore emotivo può manifestarsi come “dolore nel corpo”, riproducendo coattivamente sensazioni corporee relative al legame perduto.

 

La più alta frequenza di questi disturbi si registra intorno ai 2 anni d’età (22%) e tale frequenza si mantiene ancora sensibilmente elevata nel corso del terzo o quarto anno di vita (14%). 

 

Disturbi della sfera digestiva

 

COLICHE DEI PRIMI 3 MESI

Il disturbo di manifesta abitualmente in età molto precoce, di solito  dopo i 10-20 giorni dalla nascita. La prima parte della giornata è calma, e la crisi si manifesta alla fine del pomeriggio o di sera, protraendosi a volte anche per una parte della notte. Le coliche si scatenano, spesso dopo il pasto, quando il bambino ha iniziato da poco la digestione e si è assopito. A questo punto, dopo un intervallo di circa 10 minuti il bambino comincia ad agitarsi e a urlare in modo ostinato per ore.

Esistono due mezzi per tranquillizzare il bambino, seppure transitoriamente: la suzione e il dondolamento.

Le crisi hanno una frequenza quotidiana e si protraggono per settimane, per scomparire  spontaneamente e in modo quasi improvviso tra i 2 e i 3 mesi.

 

Le coliche idiopatiche si osservano con frequenza nei casi in cui la gravidanza sia stata segnata da un’angoscia la cui qualità e intensità supera largamente le comuni inquietudini delle gestanti. I bambini di queste madri nascerebbero con una particolare configurazione della sensibilità che si evidenzia nell’ipertonia muscolare, nell’eccesso di vigilanza e nella grande ricettività agli stimoli esterni.

La colica idiopatica si presenta come una forte eccitazione esterna che supera le possibilità di regolazione del bambino.

 

MERICISMO (o ruminazione)

Compare agli inizi o durante il secondo semestre di vita del bambino, anche se sono stati segnalati casi più precoci. Il disturbo colpisce prevalentemente il sesso maschile. Esso è caratterizzato dal fatto che il bambino fa risalire alla bocca una piccola quantità degli alimenti già arrivati nello stomaco, dove il processo di digestione è in parte cominciato; nella bocca il cibo viene a lungo trattenuto e masticato per essere poi ingoiato nuovamente. Se il cibo richiamato è in quantità superiore alla necessità della ruminazione può essere in parte rinviato allo stomaco o vomitato. Nel caso in cui è una grande quantità di cibo a essere vomitata, viene a determinarsi uno stato di denutrizione che può diventare critico, accompagnandosi anche a disidratazione.

Durante la ruminazione il bambino appare interamente assorbito dalla sua attività, con lo sguardo vuoto, completamente estraneo al mondo esterno, in preda ad una soddisfazione

estatica. Può rimanere immobile in uno stato di rilasciamento muscolare, rifiutando qualunque altra attività.

Il disturbo compare di solito quando il bambino è solo o crede di esserlo, e si interrompe immediatamente al sopraggiungere di un adulto.

L’esordio è spesso progressivo, e talvolta si presenta dopo esperienze di vomito o di rigurgito.

L’umore di questi bambini non appare disturbato. Nel bambino merecista non si osserva la comune risposta di angoscia di fronte all’estraneo. 

Nei casi di necessaria ospedalizzazione, spesso l’allontanamento dalla madre determina la scomparsa del sintomo.

Il mericismo è considerato un disturbo secondario a una situazione di deprivazione affettiva. Spesso le madri di questi bambini allevano i propri figli in all’interno di un quadro ossessivo e ritualizzato. A volte i bambini vengono lasciati da soli per tutto il tempo, al di fuori dei periodi di alimentazione.

Il mericismo è spesso interpretato come una deviazione delle pulsioni orali per la mancanza della madre.

 

VOMITO

I vomiti di origine psicogena sono molto frequenti nel neonato. Le forme più comuni sono quelle che appartengono alla categoria dei vomiti abituali. Si tratta di solito di bambini che tendono a rigurgitare il cibo soprattutto quando si trovano esposti a situazione di forte significato emotivo. In molti casi il vomito abituale insorge dopo un’anoressia e ne prende il posto al punto da dominare la scena clinica. Talora insorge all’improvviso, con un esordio acuto.

Normalmente il vomito abituale tende a scomparire progressivamente nel corso del secondo anno di vita. Esistono tuttavia, casi più severi nei quali è necessario ricorrere a un ricovero a causa della perdita di peso e della disidratazione del bambino. Molto spesso in queste situazioni il vomito può accompagnarsi ad altre condotte alimentari patologiche quali l’anoressia e il mericismo.

Si ritiene che il disturbo sia il prototipo fisiologico del meccanismo di proiezione, che si esprime nel neonato attraverso il rifiuto del cibo incorporato.

 

Disturbi della sfera respiratoria

 

ASMA

3 bambini su 4 sviluppano i primi sintomi respiratori entro i primi 3 anni di vita. Esiste la possibilità di scatenamento delle crisi a causa di fattori di ordine psicologico e ambientale: così, accanto al ruolo svolto da un’infezione o da una sensibilizzazione allergica, si ritiene che i fattori emotivi, nella forma di forti emozioni, paura o tensione nervosa, svolgano un ruolo importante nella facilitazione delle crisi.

L’asma del bambino inizia di solito nel secondo semestre di vita. La sua frequenza a questa età non è elevata, in rapporto agli altri periodi dell’infanzia. Spesso è accompagnata da un fischio durante l’espirazione e da gravi difficoltà respiratorie. Clinicamente può manifestarsi in forma acuta, e presentarsi come un’affezione respiratoria di intensità a volte drammatica, che inizialmente risulta difficile distinguere da un’infezione pneumologica, con la quale ha spesso in comune la presenza di febbre, la cianosi e la tosse incessante.

Queste crisi si caratterizzano per alcune fasi di calma durante le quali lo stato generale e l’umore del bambino non sembrano alterati; nonostante sia tormentato da una grave dispnea egli può infatti restare allegro e attivo, accettare con calma i pasti e addormentarsi subito dopo. Alcune crisi possono essere tuttavia particolarmente gravi e necessitano di terapie farmacologiche o di ricovero in ospedale. La crisi acuta scompare di solito in un lasso di tempo relativamente breve, da uno a pochi giorni, sebbene alcuni disturbi respiratori lievi e la tosse possano persistere più a lungo.

La forma più frequente del disturbo è quella che assume l’aspetto di una bronchite asmatica e si caratterizza per la sua evoluzione relativamente lunga, dagli 8 ai 10 giorni, nonché per la frequenza delle recidive, che può essere talvolta esasperante.

Normalmente, l’asma del neonato evolve verso la guarigione spontanea in tempi relativamente brevi, per cui si assiste a una scomparsa delle crisi verso i due, tre anni. Solo in un piccolo gruppo di bambini asmatici il disturbo persiste anche in epoche successive.

L’asma precoce si configura come un disturbo legato alla presenza di una vulnerabilità psicosomatica, che può essere dovuta sia a una predisposizione allergica, sia alle precoci esperienze relazionali. Le madri di questi bambini sono spesso descritte come iperprotettive. La presenza materna ostacolerebbe quindi, con una permanenza fisica troppo marcata, i meccanismi di individuazione e la conquista dell’autonomia.

 

LARINGOSPASMO (o spasmo affettivo)

E’ un disturbo che compare di solito nel corso del secondo anno di vita. In casi rari può apparire anche più precocemente. Il disturbo sopravviene di regola in bambini la cui crescita è normale e lo sviluppo generale e intellettivo eccellenti. La sindrome si manifesta generalmente in due forme cliniche distinte: 

  • La forma cianotica o blu: che è quella più frequente. In occasione di una collera o un’intensa frustrazione, il bambino comincia a singhiozzare con forza. La respirazione si fa difficoltosa e rapida, e dopo un’ultima scossa il torace si blocca in una espirazione forzata e in apnea. L’apnea di prolunga e conduce a una cianosi che diviene progressivamente grave ed estesa, al punto che il bambino perde coscienza e cade a terra. Talvolta la crisi può sfociare in una convulsione. La durata della pausa respiratoria è di solito molto breve, da qualche secondo a un minuto, nelle forme gravi. La forma blu si caratterizza per la rarità dei fenomeni convulsivi associati, che sono invece frequenti nella forma pallida.
  • La forma pallida o sincopale: i fattori che scatenano la crisi sono diversi da quelli presenti nella forma blu, e fanno riferimento a un dolore, a un evento traumatico, o a un’emozione come la paura. Dopo un breve grido appena accennato, il bambino diviene pallido e cade in sincope. Molto spesso alla crisi sopravviene quasi immediatamente una convulsione. Anche in questo caso la durata della crisi varia da qualche secondo fino a un massimo di un minuto. 

Quale che sia il tipo di crisi, il bambino riprende coscienza rapidamente. Spesso può apparire abbattuto. Talvolta si addormenta. Tuttavia, quando riprende le attività consuete sembra aver dimenticato il motivo della contrarietà.

Alcune crisi possono presentarsi in modo episodico, altre hanno ritmo quotidiano o pluriquotidiano. Spesso sono scatenate dalla stessa situazione o da situazioni analoghe. L’evoluzione del laringospasmo è variabile. La maggior parte delle volte il disturbo scompare spontaneamente nel corso del secondo o terzo anno. Raramente il disturbo può persistere per diversi anni.

 

Appare sempre in una situazione specifica. Spesso la madre per paura del ripetersi del disturbo evita ogni forma di autorità sul bambino, il che può facilitare lo sviluppo di una scarsa tolleranza alla frustrazione e il manifestarsi di un comportamento tirannico esasperato.

Il laringospasmo rappresenta una brusca interruzione di un’emozione dolorosa. La perdita di coscienza che segue la crisi è concepibile come una sorta di rifugio dagli affetti penosi e dalla realtà. La forma cianotica appare come conseguenza di una collera legata a un ostacolo che si frappone alla realizzazione di un desiderio. Si tratta di bambini attivi, sicuri, tirannici, dominatori e capaci di andare in collera per motivi banali. La forma pallida invece si presenta  in seguito a sensazioni emotive di natura dolorosa, ansiosa o qualche volta fobica. Si tratta di bambini emotivi, timidi e paurosi, che dipendono in modo passivo dagli altri. In alcuni casi il laringospasmo scompare spontaneamente, in altri scompare a seguito di interventi terapeutici mirati. In altre situazioni ancora, è possibile che il disturbo persista nel tempo e si associ a strutture di personalità francamente disturbate.

 

Disturbi della sfera cutanea

 

ECZEMA (o dermatite atopica)

Nella sua forma tipica compare di solito intorno ai 5-6 mesi, ma può manifestarsi anche più precocemente. Il disturbo esordisce di solito sulle guance, sul collo e può espandersi progressivamente a tutto il corpo. E’ caratterizzato da un intenso prurito che porta il bambino a grattarsi insistentemente, determinando un eritema che potrà via via estendersi e acutizzarsi.

L’evoluzione del disturbo è imprevedibile: è piuttosto frequente la sua regressione intorno al secondo anno di vita, seguita a volte dall’asma. Si può riscontrare tuttavia la presenza di

eczema anche in bambini più grandi.

 

Associazione fra fattori biologici e psicologici. L’eczema è stato considerato l’espressione di una non soddisfacente relazione madre-bambino, che troverebbe espressione proprio nell’area cutanea. Spesso le madri di questi bambini hanno manifestazioni comportamentali che mostrano una latente ostilità nei confronti dei figli: non amano occuparsi di loro, e tendono ad evitare di toccarli, privandoli sistematicamente dell’esperienza di contatti cutanei. Viene inoltre rilevata in questi bambini l’assenza di un rapporto privilegiato con la figura di attaccamento primario. Sono bambini fragili, emozionali, intolleranti alle situazioni conflittuali e bisognosi di affetti che li spingono a ricercare continuamente una vicinanza con l’altro di tipo fusionale. Ciò porterebbe a investire una parte del loro corpo, la pelle, come luogo somatopsichico privilegiato in cui spostare le loro emozioni e le loro angosce. 

 

ALOPECIA (o perdita o assenza di peli)

Si intende la perdita o l’assenza di peli, solitamente visibile solo sul cuoio capelluto, ma che può verificarsi in qualsiasi zona ricoperta di peli del corpo.

Si distingue in:

1.  Alopecia totale (o universale): Piuttosto rara, caratterizzata dalla caduta di tutti i capelli

e di tutti i peli del corpo, nei casi più gravi anche delle sopracciglia e delle ciglia.

2.  Alopecia areata: Caratterizzata da una o più chiazze prive di capelli: le chiazze sono

circoscritte e delimitate e la cute non presente infiammazione o squame.

L’alopecia precoce non è molto frequente. Tuttavia, la forma areata infantile assume spesso un andamento estensivo e progressivo.

Questo disturbo sembra insorgere sia in caso di carenza affettiva precoce e continuativa, sia in caso di perdita di figure significative d’attaccamento.

Questi bambini risultano avere una forte rigidità dell’io, e la loro comunicazione affettiva risulta inibita. L’alopecia si manifesterebbe quando gli affetti e le emozioni non possono esprimersi liberamente, determinando un accumulo di tensione che sarebbe all’origine di un disfunzionamento degli organi.

Le madri di questi bambini mostrano spesso sentimenti di colpa e di inferiorità per non essere state in grado di fornire le cure necessarie ai loro figli (ad esempio non allattandoli al seno).

Molti di questi bambini, prima dell’alopecia, avevano già manifestato disturbi quali enuresi notturna primaria, encopresi secondaria, disturbi del sonno, asma bronchiale e fobie.

Nella maggior parte dei casi è stata peraltro confermato la presenza di eventi stressanti precedenti l’insorgere dell’alopecia. L’intervallo intercorso tra l’accadere dell’avvenimento e l’insorgenza del sintomo era spesso molto breve, da alcuni giorni a un mese.


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